Affitto: l’inflazione conviene a chi ha la cedolare secca
Se il locatore ha sottoscritto una locazione con cedolare secca non ha la possibilità di adeguare il canone al tasso d’inflazione, motivo per cui ora conviene.
Di seguito ti proponiamo questo interessante articolo redatto da Giordana Liana Monti per laleggepertutti.it.
I danni economici che l’inflazione è riuscita a causare negli ultimi mesi sono ormai incalcolabile: dal caro vita, al caro energia, all’aumento dei prezzi dei beni (specialmente quelli di prima necessità) e dei servizi. Ad aumentare, in linea generale, possono anche i prezzi degli affitti.
Infatti, a prescindere che il canone sia libero o concordato, più aumenta l’inflazione più aumenta il canone da pagare, indipendentemente dall’importo indicato nell’originario contratto. In periodi difficili come questo, in cui l’inflazione ha toccato livelli che non si vedevano da decenni, i conduttori si ritrovano a pagare molto più di quanto avevano previsto all’inizio del rapporto.
Se la regola generale vuole che l’importo del canone d’affitto venga periodicamente aggiornato all’inflazione (ossia all’aumento dei prezzi al consumo calcolato dall’Istat), deroga a questa regola l’affitto con cedolare secca.
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Quando si parla di cedolare secca si intende un’imposta piatta, un regime fiscale che può essere scelto dal locatore in sostituzione al regime ordinario, e che gli consente di non pagare l’imposta di registro e l’imposta di bollo. Grazie alla cedolare secca, il locatore non paga le tasse in base all’aliquota percentuale ma in misura fissa e che, per tanto, non varia con l’inflazione. È uno strumento introdotto ormai da tempo nel nostro ordinamento e ha lo scopo di scongiurare l’evasione fiscale diffusa sui canoni di locazione (quante volte l’affitto è fatto in nero senza contratto?), e ha lo scopo di incentivare il locatori a regolarizzare il rapporto in essere con l’affittuario.
Come detto, dunque, la cedolare secca impone una tassa fissa e non comporta in alcun caso la possibilità per il locatore di adeguare il prezzo dell’affitto all’indice Foi, ossia l’indicatore dei prezzi dei consumi delle famiglie che fanno capo a un lavoratore dipendente (ad esclusione di quelli facenti parte del settore agricolo) ossia un operaio e un impiegato.
Se, da un lato, chi ha già sottoscritto un canone di locazione con cedolare secca in questo momento sta godendo dei benefici dell’impossibilità per il locatore di aumentare il canone, dall’altro per chi deve ancora trovare un affitto sarà più difficile trovare qualcuno che acconsenta alla cedolare secca.
Visto l’elevato tasso di inflazione, infatti, ad oggi il risparmio fiscale derivante dall’aliquota fissa potrebbe essere inferiore rispetto alla svalutazione del canone rispetto all’inflazione. Il calcolo va fatto in base al reddito del locatore: più è basso, meno conviene la cedolare secca e meno possibilità ci sono che venga concessa.
FONTE:laleggepertutti.it
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