Le tasse sulla vendita di una casa illustrate dal notaio

Intervista da parte di Idealista .it al consigliere nazionale del Notariato Valentina Rubertelli

Diversamente da quanto si creda, in un atto di compravendita immobiliare anche il venditore, e non solo il compratore, è tenuto a pagare delle tasse. Valentina Rubertelli, consigliere nazionale del Notariato, spiega a idealista/news, all’interno della rubrica “La casa in pillole” quali sono le imposte, dirette e indirette, che gravano sulla vendita di una casa.

Anche chi vende un immobile può essere tenuto al pagamento di determinate imposte, che si dividono tra dirette (dove a fare la differenza è il tempo intercorso tra l’acquisto dell’immobile e la rivendita) e quelle indirette (dove la discriminante è tra la prima e la seconda casa).

Imposte dirette sulla vendita di una casa

Nel caso delle imposte dirette ad incidere è la variabile tempo unita alla variabile prezzo. L’Irpef viene sempre pagata da parte di chi rivende, ad un prezzo maggiorato rispetto a quello di acquisto (una casa prima di 5 anni): se ha comprato a 100 e rivende a 200 prima di 5 anni ha conseguito una plusvalenza di 100 su cui lo Stato vuole delle tasse. Queste possono essere pagate in due modalità diverse:

  • In sede di denunzia di redditi (ed allora si applicherà a quella plusvalenza di 100 l’aliquota IRPEF che di volta in volta si applica a quel singolo contribuente a seconda della sua fascia di reddito).
  • Nelle mani del notaio avvalendosi di un meccanismo assimilabile a quello di una cedolare secca: cioè versando al Notaio (che fa da tramite con l’Erario dello Stato) una percentuale forfettaria del 26% per chiudere i conti col Fisco (il che conviene a chi sa di avere una aliquota Irpef normalmente più elevata).

Ci sono dei casi in cui si è esenti dal pagamento dell’Irpef sulla plusvalenza conseguita:

  • in caso di rivendita di un bene proveniente da successione;
  • in caso di rivendita di una casa nella quale ha abitato per più della metà del tempo (se rivendo dopo 3 anni dall’acquisto devo averci abitato per almeno 1 anno e 6 mesi + 1 giorno). Per dimostrarlo basta il certificato di residenza, o nel caso di domicilio, anche le bollette delle utenze;
  • in caso di rivendita di una casa proveniente da donazione non paga le imposte sulla plusvalenza solo se sono passati più di 5 anni dalla data di acquisto da parte del donante.

 

Imposte indirette sulla vendita di una casa

Nel caso delle imposte indirette a fare la differenza è l’aver acquistato la casa come prima casa (avendo così usufruito delle agevolazioni) o come seconda. “Chi ha comprato come prima casa ha ricevuto delle agevolazioni proprio in funzione della esigenza di soddisfare un bisogno primario, cioè di avere un tetto sotto la propria testa. Se rivende prima di 5 anni, lo Stato presume che abbia come dire “barato”, cioè abbia speculato. Allora rivuole indietro quel delta differenziale che si è risparmiato (cioè il 7% sul valore catastale se registro o il 6% sul prezzo se IVA) ed in più sullo stesso vuole il 30% di sanzione e gli interessi di mora”.

“Se però dimostro che la rivendita prima di 5 anni è essa stessa motivata da esigenze primarie (mi devo trasferire in altra casa più grande perché ho avuto dei figli) allora lo Stato non infligge la decadenza dalle agevolazioni, purché si ricompri una nuova prima casa entro 1 anno dalla rivendita della precedente. Anzi in questo caso mi dà anche un incentivo (credito di imposta): consente dalla nuova imposta (se di registro) di detrarre l’imposta pagata sul primo acquisto”.

 

Fonte: Idealista

 

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